Dopo Mons. Gaenswein che scrive come papa Benedetto abbia mantenuto per nove anni veste bianca e nome pontificale perché credeva di vivere ancora per poco, è arrivato Seewald a dichiarare che Benedetto XVI si è dimesso “per l’insonnia”. Una dichiarazione ovviamente ironica, nel tipico stile di papa Benedetto, tipo quella: “ho scritto la Declaratio in latino per non commettere errori”. (Non si riferiva ai noti errori di sintassi, ma al fatto che solo in latino poteva applicare il sistema munus/ministerium ed evitare l’errore storico di abdicare).
Ricordiamo fra gli ultimi messaggi di papa Ratzinger: “Potete credere, o non credere, la risposta è nel Libro di Geremia” e in questo, ad vocem “sonno” esce: “Con veleno preparerò loro una bevanda, li inebrierò perché si stordiscano. Si addormenteranno in un sonno perenne e non si sveglieranno mai più”.
Chiaro. Del resto, il Mordkomplott uscito provvidenzialmente con Vatileaks e di cui ha scritto Marco Lillo de Il fatto Quotidiano, aveva parlato proprio di un progetto per uccidere papa Benedetto. Se fosse morto, il conclave che sarebbe seguito sarebbe stato valido. Invece, papa Benedetto ha fatto in modo che chiunque venisse eletto dopo di lui non fosse un vero papa.
L’impressione è che i due più chirurgici e precisi latori dei codici Ratzinger, Gaenswein e Seewald, le stiano sparando sempre più grosse e incredibili per “stressare” il dibattito e stimolare la ricerca della verità. E noi raccogliamo volentieri l’input.
Se sulla battuta dell’insonnia resta un margine di ambiguità, sulla frase dei “mille anni” dalle dimissioni, no. Nel precedente articolo vi abbiamo dimostrato in modo scientifico e inoppugnabile come papa Benedetto XVI non ha mai abdicato ed è rimasto l’unico papa fino alla fine: ha rinunciato al ministerium, l’esercizio del potere, come aveva fatto esattamente 1000 anni prima, nel 1013, Benedetto VIII, con la differenza che Ratzinger lo ha fatto nel pieno dei poteri. Questo è avvenuto non per sua volontà, ma a causa del fatto che i cardinali, non avendo compreso la Declaratio, gli hanno convocato un altro conclave alle spalle, mentre lui non era abdicatario. In tal modo lo hanno detronizzato e mandato in “sede totalmente impedita”. Questo è l’unico caso canonico, infatti, in cui il papa può perdere il ministerium trattenendo il munus. In sede impedita, il papa resta papa e, se si elegge un nuovo papa, questi è antipapa.
Così, la sua rinuncia all’esercizio del potere è diventata “effettiva”, cioè fattuale, il 28 febbraio 2013, ma in realtà c’è un dettaglio dalla portata storica che abbiamo appena messo a fuoco grazie al contributo del professore di storia e religione Luca Brunoni.
La vulgata bergogliana vuole farci credere che papa Benedetto abbia abdicato al papato con (la canonicamente assurda) decorrenza dalle ore 20.00 del 28 febbraio, ma questo NON RISPONDE AL VERO, non solo per la non-abdicazione, ma anche per l’orario indicato.
Dimostrazione
Nella Declaratio, infatti si legge: “declaro me ministerio Episcopi Romae, Successoris Sancti Petri, mihi per manus Cardinalium die 19 aprilis MMV commisso renuntiare ita ut a die 28 februarii MMXIII, HORA 20, sedes Romae, sedes Sancti Petri vacet “.
“Dichiaro di rinunciare al ministerium di Vescovo di Roma, Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei Cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20,00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vuota”.
Nel suo intervento a voce, che potete riascoltare papa Benedetto dice “ora vigesima” che nell’orario romano non corrisponde affatto alle 20.00 del Sistema Orario Internazionale a 24 ore, il nostro. L’ora avrebbe dovuto pertanto essere trascritta come “hora XX”.
ATTENZIONE: per l’orario romano seguito dalla Chiesa fin dal Medioevo - come sistema di puro computo delle ore - il conteggio non cominciava dopo mezzanotte, ma dopo il tramonto, che, naturalmente, è variabile nel corso dell’anno, quindi questo sistema serviva solo per dare indicazioni sulle ore del giorno e non per fornire una datazione. E questo è fondamentale.
Al 28 febbraio, il sole tramontava alle 17:30. Quindi, per trovare la XX HORA, l’ora vigesima, dalle 17.30 dovete aggiungere venti ore che corrispondono, secondo il nostro orario, alle ore 13.30 del giorno 1° marzo.
E cosa succede nella tarda mattinata del 1° marzo? Il cardinale decano Angelo Sodano ha appena diffuso il bollettino con cui viene convocato il nuovo conclave che detronizza papa Benedetto e lo manda in sede totalmente impedita.
Tutto torna in modo spaventosamente millimetrico. Infatti, papa Ratzinger, alle 17.00 del 28 aveva già preso l’elicottero, volando a Castel Gandolfo e lasciando la sede di Roma non vacante ma “vuota” (verbo vacet).
Alle 17.30, al tramonto, mentre per l’ora romana è mezzanotte e si iniziano a contare le ore, Benedetto si affaccia al balcone e dice: “Voi sapete che questo mio giorno non è come quelli precedenti”.
Lo sapete sia perché l’ho scritto nella Declaratio, in cui usavo l’orario romano, sia, empiricamente, perché sopra la mia testa vedete l’orologio romano del palazzo pontificio di Castel Gandolfo*.
Dice ancora Benedetto: “Non sarò più pontefice sommo, fino alle otto di sera lo sarò ancora, poi non più”.
Abbiamo già indagato come papa Benedetto, attingendo a una desueta e antica inversione del titolo di Sommo Pontefice, produca un significato chiarissimo: “non sarò più il pontefice al sommo grado, nel posto più alto e visibile”. Sarò infatti un pontefice in secondo piano, nascosto, rispetto a un papa illegittimo che prenderà il mio posto e avrà tutti gli onori. E questo mio nuovo stato, partirà proprio dalle ore 13.30 del giorno 1° marzo con la convocazione del nuovo conclave e la mia sede impedita.
Si spiega così in modo del tutto geometrico il perché Benedetto XVI saluti tutti con “Buonanotte!” appena alle 17.40: coerentemente, per l’orario romano, ci troviamo nei primi minuti dell’Hora I, (alle 00.10).
In sintesi, papa Benedetto, usando il “fuso orario” romano, tradizionale nella Chiesa e diverso dal Sistema Internazionale a 24 ore, ci ha fatto capire la vera natura delle sue dimissioni: non un’abdicazione alle 20.00 del 28 febbraio, ma una detronizzazione annunciata e subìta (causa sede totalmente impedita) che diventa effettiva alle 13.30 del 1° marzo, cioè all’hora vigesima iniziata a contare dal tramonto del 28 febbraio.
Questo articolo necessita più di una lettura per essere compreso, ci rendiamo conto. Dovete però considerare che papa Benedetto ha organizzato tutto questo perché noi potessimo capire “a scoppio ritardato” qualcosa di perfetto e mirabile, ma non immediatamente evidente.
Era necessario, come scriveva il suo teologo prediletto Ticonio, che la “chiesa del diavolo” avesse tempo di manifestarsi, perché il popolo cattolico potesse rendersi conto. Nel frattempo, il Logos ha fatto il suo lavoro, conducendo alcune persone a comprendere lentamente il suo mirabile disegno di salvezza e a tentare di divulgarlo, fra mille difficoltà.
Con la sua straordinaria cultura e intelligenza, (ma non solo) papa Benedetto, l’unico vero Vicario di Cristo, ha salvato la Chiesa e il mondo dall’aggressione dei poteri mondialisti e massonici che stanno rovesciando il Cattolicesimo.
I nostri articoli vengono ovunque ostacolati, fatti sparire dalle indicizzazioni dei motori di ricerca, censurati dai social. Poi ci si mettono anche arcivescovi e cardinali a tentare di confondere le carte e di coprire l’antipapa, nella migliore delle ipotesi nell’illusione che tutto possa essere risolto secondo il solito metodo clericale manzoniano del “sopire, troncare, troncare, sopire”. Cavallo di Troia per questa operazione copertura, la fola bislacca dell’errore sostanziale, per cui Benedetto non aveva capito bene il ruolo del papa e siccome era modernista ha fatto il pasticcio del papato emerito.
Al prossimo conclave-inciucio, con gli 81 falsi cardinali bergogliani, questi intellettuali e prelati ci regaleranno così un altro antipapa.
Ma non importa: “il re è nudo”, ormai, l’antipapa anticattolico Francesco è stato smascherato e, come diceva Sant’Agostino, la verità è come un leone: basta liberarlo e si difende da solo. Bisogna solo vedere quanto tempo ci vorrà.
*Per la precisione, l’orologio di Castel Gandolfo segna “l’ora italica da campanile” che era sfasata di mezzora prima sull’ora romana comune, per consentire il suono coordinato delle campane con quello dell’Ave Maria delle chiese. Quindi l’orologio romano di Castel Gandolfo segna l'ora romana da campanile delle 23.30. Papa Benedetto non segue questa convenzione settecentesca, ma si riferisce all’ora romana pura. Quindi per lui le 17.30 sono precisamente mezzanotte. In ogni caso, il suo “buonanotte” era perfettamente giustificato.